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Hamilton è un musical scritto da Lin-Manuel Miranda, che ha debuttato Off-Broadway nel 2015, per poi approdare a Broadway nel corso dello stesso anno. Ispirato alla vita di uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, Alexander Hamilton, e basato sulla biografia del 2004 dello storico Ron Chernow, è uno dei nove musical ad aver vinto il Premio Pulitzer per la drammaturgia.

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Alexander Hamilton: Serpeverde

Alexander cattura l’attenzione di tutta Hogwarts dal primo giorno, diventando uno dei rarissimi Nati Babbani ad essere smistati in Serpeverde. Per questo motivo fatica a farsi degli amici in Sala Comune durante i primi giorni, tuttavia si fa presto notare per genio e determinazione, diventando indispensabile agli occhi dei suoi compagni. Uno spiazzante pozzo di conoscenza grazie alla sua implacabile curiosità, stringe fortissimi legami anche al di fuori del suo dormitorio, rimarcando la sua peculiarità fino alla fine dei suoi studi.

Perché Serpeverde? Alexander potrebbe tranquillamente rappresentare ogni Casa. Sin da ragazzo, colpisce per il suo cervello strabiliante, la sua sete di sapere, la sua innegabile impulsività ed incoscienza, ma anche per la sua ben celata fragilità, che lui lascia intravedere soltanto quando i suoi affetti più cari vengono compromessi al di là di tutti i suoi tentativi di protezione. Tutte le sfaccettature della sua personalità, tuttavia, sono collegate l’una all’altra da un’incrollabile determinazione tinta di egoismo ed egocentrismo.
Reagisce alla sua tragica infanzia ponendosi come obiettivo un successo che – seppure non sia ancora nemmeno concretizzato nella sua mente – certamente dovrà sopravvivergli; per quanto indubbio sia il suo amore per le sorelle Schuyler, fare la loro conoscenza è inizialmente una semplice scommessa tra lui e Burr, “il suo primo amico e il suo nemico” e anche dopo il matrimonio con Eliza, Alexander non sotterrerà mai completamente la complicità ben più naturale tra lui ed Angelica, così come costringerà sua moglie a reclamare ripetutamente il suo tempo e la sua attenzione.
La sua incessante corsa alla gloria – seppure attuata tramite una battaglia per la libertà, per un bene superiore – sembra non giungere mai ad un traguardo: motivare il popolo a muoversi per l’indipendenza diventa desiderio di guidare un battaglione, l’urgenza di costruire un sistema politico solido per la nuova nazione americana diventa un duello per portare l’opposizione a concedere esattamente quello che lui considera giusto. Nessun ruolo, per quanto estenuante sia stato ottenerlo, sembra essere mai abbastanza per lui, arrivando persino a sacrificare la dignità di Eliza e la serenità della loro famiglia al fine di proteggere la sua reputazione politica.
Approfondire la propria conoscenza e salvaguardare i suoi legami e la sua immagine potrebbero sembrare tratti caratteriali che lo porrebbero in una qualsiasi delle altre Case, ma in realtà Alexander – stratega nato – affila quei tratti come strumenti per spianare la propria strada. Tutto ciò non può che forgiare una personalità affascinante, astuta ed accentratrice che lui sfoggia con orgoglio e compiacimento.

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Aaron Burr Jr.: Tassorosso

Si dice di lui che nonostante il suo perenne sorriso, qualcosa nell’essenza di Burr freni chiunque ad entrare in vera confidenza con lui. In realtà Aaron – nome che nessuno utilizza proprio per diffidenza – trascorre i suoi anni ad Hogwarts sentendosi parecchio fuori posto: il suo animo Tassorosso gli fa desiderare di poter aiutare tutti, con questioni accademiche e non, ma un certo grado di timidezza e goffaggine gli impediscono di lasciarsi andare socialmente, creando attorno a lui un’aura d’indiscrezione. A motivarlo gli rimane soltanto la promessa fatta a se stesso, di portare sempre alto il nome della sua importante famiglia.

Perché Tassorosso? Alla fine del musical, Burr canta “la storia rimuove i dettagli e in ogni immagine che dipinge, mi dipinge in tutti i miei sbagli”. Storicamente, Aaron Burr è infatti uno dei cattivi sul percorso dei Padri Fondatori, ma Hamilton compie un lavoro esemplare nel rappresentare semplicemente l’uomo, senza pregiudizi. Ne emerge un carattere mite, in netto contrasto con la sovrastante personalità di Alexander. Un ragazzo colpito altrettanto duramente dalla vita, ma che a differenza di Hamilton ha sviluppato pacatezza e fragilità. Purtroppo Burr rappresenta il cliché del Tassorosso inconsistente, ombra dei più forti, incapace di prendere una posizione e farla valere. Alexander, in ogni loro confronto, insiste a domandargli “Se non ti batti per nulla, per cosa sei disposto a cadere?” e nonostante Burr non dia mai una vera risposta, è chiaro che non accetti di essere etichettato come un debole o un incapace semplicemente perché il suo concetto di onore assume una forma differente. “Non sono indietro né in ritardo, non sono fermo immobile, sto semplicemente aspettando.” Burr riconosce che Alexander conduca i giochi, ma contemporaneamente si accorge di come il suo avversario prosperi nel mezzo della sofferenza e della distruzione che la rivoluzione ha comportato e si rifiuta di abbassarsi a quel livello soltanto per batterlo, poiché crede fermamente che la vittoria non sia tale se pagata con la propria integrità. L’ennesima sconfitta – aggravata dall’unico frangente di determinazione che Burr si concede per dimostrare ad Alexander di non essere affatto inconcludente – culmina nel duello in cui Hamilton perderà la vita; Burr infatti – sopraffatto dall’ingiustizia – soltanto per un momento perde di vista i propri principi ed esattamente come aveva previsto, non si perdonerà mai quell’attimo di insofferente precipitazione che lo spoglierà per sempre di ogni traccia di moralità.
La storia dipinge Burr in tutti i suoi sbagli, ma il musical racconta anche di un Burr romantico ed ottimista, innamorato della sua donna e di sua figlia (che vengono sempre prima della sua carriera), devoto ad una famiglia che ha perso troppo presto, ma i cui valori lui porta sempre con sé.

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Elizabeth Schuyler: Tassorosso

Durante i suoi anni da studentessa, Eliza diventa tacitamente l’angelo del Castello. Tutti – dagli studenti ai ritratti, dagli insegnanti alle creature magiche – provano un senso di protezione nei suoi confronti. Praticamente l’incarnazione di un Patronus, Eliza trascorre il suo tempo libero aiutando l’insegnante di Erbologia a prendersi cura delle sue piante, oppure a chiacchierare con gli elfi delle cucine sulla via di ritorno al suo dormitorio, o ancora salendo alla voliera per assicurarsi che tutti i gufi lassù stiano bene. Parecchie persone hanno tentato numerose volte di ricordarle che tutte quelle mansioni vengono già svolte dagli insegnanti o dal custode, ma Eliza – da vera Tassorosso – sostiene che non ci sia limite alle attenzioni che un essere vivente debba ricevere.

Perché Tassorosso? Al contrario di Burr, Eliza incarna alla perfezione tutti i valori di cui i Tassorosso vanno fieri, riassumibili in una frase di sua sorella Angelica: “non troverai mai nessuno fiducioso e gentile quanto lei”. Eliza è una costante luce di pazienza ed amore per Alexander, non soltanto perché lui sia il grande ed unico amore della sua vita, ma soprattutto perché la tolleranza e la premura guidano ogni sua scelta ed azione. Nata in una delle famiglie più ricche ed influenti di New York, rinuncerebbe di buon grado a qualunque agio per trascorrere il resto della vita con l’uomo che ama e a cui ripete continuamente che non le importa dei soldi o dell’eredità con cui Alexander è tanto ossessionato, vuole soltanto poter condividere le giornate con lui, trascorrere le estati in campagna con la famiglia, proteggerla ed essere protetta. Umile e inconcepibilmente buona, da perfetta Tassorosso erge però un impenetrabile muro di ghiaccio quando viene tradita, scegliendo lucidamente di non fare scenate, non alzare la voce, non esternare il suo dolore in maniera plateale. Sceglie semplicemente di “cancellarsi dalla narrazione, lasciare che gli storici futuri si domandino come abbia reagito Eliza quando le hanno spezzato il cuore” perché “il mondo non ha diritti sul mio cuore, brucerò i ricordi che avrebbero potuto redimerti e spero che bruci anche tu.” Soltanto grazie alla sua invidiabile comprensione si convincerà a scavalcare quel muro, seppure solo dopo infinite strazianti suppliche di Alexander e nel concedergli un perdono che sembrava impossibile, finirà con l’amarlo tanto quanto prima, ben oltre il “finché morte non ci separi”.
Nei cinquanta lunghi anni che vive sola dopo la morte di Alexander, Eliza lavora incessantemente per fare in modo che nessuno dimentichi i sacrifici di chi ha contribuito a fondare la nazione, ergendo memoriali, battendosi per cause sociali che rispecchino i valori della Costituzione e – l’obiettivo di cui va più fiera in assoluto – fondando il primo orfanotrofio privato, a New York. Eliza dedica ogni minuto della sua vita agli altri, da suo padre alle sue sorelle, da suo marito ai suoi figli, fino alla nazione intera. Mai vanitosa o irruenta, è capace di farsi ascoltare senza fare il minimo rumore.

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Angelica Schuyler: Corvonero

Angelica costruisce legami con diversi membri di tutte le Case, non tanto per desiderio di comunità – a dirla tutta, il divario intellettuale che percepisce tra lei e praticamente chiunque altro le provoca un fastidioso senso di solitudine – ma piuttosto per assicurarsi un’affidabile rete di informazioni. Ad Angelica non piace rimanere indietro, con le notizie, con le mode, con la conoscenza in ogni campo e trova nella conversazione con i suoi compagni un eccellente strumento per rimanere sempre un gradino al di sopra delle correnti.
A colazione riceve puntualmente una copia della Gazzetta e di Trasfigurazione Oggi (soltanto a sua sorella Eliza è consentito interromperla durante le sue letture), mentre al quinto anno dichiara candidamente al rappresentante della sua Casa di ambire a diventare Ministro della Magia (obiettivo che l’insegnante si guarda bene dal deridere).

Perché Corvonero? Angelica colpisce per la tagliente onestà e la sicurezza di sé in un’epoca in cui alle donne non era permesso esprimere opinioni, tuttavia la qualità più preponderante in lei è senz’altro il suo intelletto. Nonostante tenga sempre ben presente i suoi doveri sociali in quanto primogenita di una famiglia in vista, non si vergogna di andare contro le aspettative del patriarcato, leggendo libri e giornali per rimanere al passo con gli avvenimenti e comprendere le situazioni che la circondano. La sua opinione è interamente sua, mai influenzata da voci altrui, indipendentemente da quanto autorevoli esse possano essere. Angelica è anche un punto di riferimento per le sue sorelle, in particolare Eliza la cui personalità più mite la porta spesso a cercare il suo consiglio; Angelica, sebbene disposta a sacrificare se stessa per sua sorella, è sempre molto scrupolosa nell’esprimere un parere obiettivo, esponendo sempre due sfaccettature della stessa questione. Per esempio quando Eliza le confessa di essersi innamorata di Alexander, Angelica la incoraggia e addirittura fa in modo che i due si conoscano, ma mette in guardia la sorella dal potenziale distruttivo dell’ego di Alexander. Proprio con quest’ultimo instaura un legame confidenziale che trova la propria scintilla nella loro affinità intellettuale, concedendo ad entrambi il conforto di aver finalmente trovato una controparte meritevole del loro tempo. Alexander condivide con lei (più che con Eliza) le sue preoccupazioni professionali, confidando nel fatto che la preparazione e l’oggettività della cognata lo aiutino a sciogliere qualsiasi dubbio. Mai impulsiva, trova il movimento rivoluzionario intrigante poiché vede in esso un mezzo per diffondere nuove idee in una società così rigidamente impostata.

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George Washington: Grifondoro

I primi anni di George ad Hogwarts sono parecchio turbolenti, per lui ma soprattutto per gli insegnanti. George è infatti un bambino vivace, ribelle seppure mai insensibile. La sua irrequietezza, nonostante non ferisca mai gli altri, per ben due anni di seguito costa a lui un posto nella squadra di Quidditch a cui tanto ambisce ed è forse questa delusione a farlo maturare. Il suo cambiamento è talmente evidente e netto da fargli conquistare, oltre al ruolo di Capitano nella squadra, anche quello di Prefetto e Caposcuola e i suoi compagni, che inizialmente lo ammiravano per il suo sprezzo per le regole, trovano in lui un esempio da seguire, un onesto confidente e un leale alleato.

Perché Grifondoro? Suonerà scontato, ma Washington è il leader per antonomasia. Un uomo elegante ed eloquente con un passato ricco di temerarietà ed avventatezza e che in età più avanzata si preoccupa di proteggere i suoi sottoposti dal commettere errori di cui potrebbero pentirsi. Particolarmente legato ad Alexander in maniera quasi paterna, rivede in lui la stessa testardaggine ed impulsività che gli erano proprie in gioventù e – seppure mettendo in chiaro la smisurata fiducia che ripone in lui – tira spesso il guinzaglio quando percepisce che la testardaggine di Alexander potrebbe causare più danni a se stesso che guadagno al resto delle truppe. Come gli ricorda all’ennesimo rimprovero, “morire è semplice, vivere è più complicato”. Ciò non significa che Washington si tiri indietro quando è necessario combattere fisicamente. Al contrario, prima di conoscere Hamilton e i suoi amici rivoluzionari, è frustrato dalla codardia dei suoi soldati, un esercito che non può guidare perché semplicemente non disposto a scendere in campo. L’esperienza e la riflessione hanno però sviluppato in lui la credenza che nella vita esistano ostacoli ben più difficili da abbattere di un battaglione nemico e che il vero coraggio stia nel non nascondersi da essi, anche se significa rinunciare a tutto ciò che si è creduto di sapere fino a quel momento.

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Thomas Jefferson: Grifondoro

Thomas è il paladino della scuola. Divertente, affascinante, estremamente intelligente e dissidente quanto basta per non annoiarsi mai, viene spesso preso di mira dai Serpeverde che ritrovano in lui tutte le ragioni per cui disprezzare un Grifondoro. Preferisce difendersi con il sarcasmo anziché in duello, ma non riesce proprio a farsi da parte quando a finire nel mirino sono i suoi amici.
Sebbene sia molto popolare nella sua Casa, il suo migliore amico è James Madison, un Corvonero cruciale nell’evitare che l’impulsività latente di Thomas abbia la meglio.

Perché Grifondoro? Aaron Burr sarà anche il cattivo della storia, ma la vera nemesi di Alexander Hamilton è Thomas Jefferson. Un Grifondoro contro un Serpeverde, che Burr stesso descrive come “diametralmente opposti”. Individualmente, Jefferson è una figura spavalda ed egocentrica che non manca mai di vantarsi con i suoi interlocutori di quanto abbia realizzato nella sua vita. Le situazioni intricate non lo spaventano affatto, anzi lo stimolano ed è forse questo il motivo per cui viene spinto in prima linea da soggetti con meno iniziativa, i quali condividono però la stessa antipatia nei confronti di Alexander.
Politicamente invece, mentre Hamilton insegue una gloria personale, Jefferson si batte per il popolo e per chi si sacrifica ogni giorno, senza mai dimenticare chi si è sacrificato per aiutare lui stesso e la sua nuova nazione. Specificatamente, riconosce che l’indipendenza americana non sarebbe mai stata raggiunta senza l’aiuto della Francia, impegnata a combattere per gli stessi principi anche entro i propri confini. Tuttavia Hamilton – sostenuto dal Presidente Washington – si rifiuta di ricambiare un recente favore ai francesi, solleticando la testardaggine di Jefferson ed innescando una serie di eventi che lo porteranno alla sua stessa disfatta politica.
Appassionato, sicuro di sé ed amante del divertimento, Jefferson non ha paura di sporcarsi le mani per le cause giuste, perché “la rivoluzione è un casino, ma ora è il momento di prendere una posizione”.

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Re George III: Serpeverde

George arriva ad Hogwarts certo di trovare nell’intero corpo studentesco una carovana di fedeli amici ed appassionati ammiratori. Proviene infatti da un’importantissima famiglia di Purosangue, con rappresentanti ad ogni piano del Ministero che conti, perciò chi non vorrebbe essere suo amico? Peccato che il ragazzo non abbia considerato – non sapendolo riconoscere in sé – il suo ego smisurato e la sua insopportabile puzza sotto al naso.

Perché Serpeverde? Rispetto agli altri personaggi, la personalità di Re George III non viene esplorata a tutto tondo, ma si può ritrovare una certa coerenza nei pochissimi momenti in cui compare e quei momenti ritraggono un uomo viziato, capriccioso, che non ha mai imparato a gestire le sconfitte, abituato ad ottenere tutto ciò che vuole poiché quando le buone maniere non funzionano basta “mandare un battaglione completamente armato per ricordarvi del mio amore”. Prova un malcelato piacere nel vedere i nuovi Stati Uniti scannarsi per governare dopo che gli stessi hanno rigettato la monarchia e mai mette in dubbio che la sua crudele e sleale condotta nei confronti delle colonie sia stata nient’altro che impeccabile.

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