a cura di Menu
Dopo letteralmente due decadi passate ad approfondire i caratteri di ciascuna Casa e a confrontarci con altri appassionati in merito, la maniera in cui la tematica dello Smistamento possa dividere le masse è diventata una solida consapevolezza; rimane però altrettanto vero che nel delineare il profilo dei perfetti membri di ciascuna Casa nel corso dei libri e degli anni, siano state fornite alcune oggettive linee guida entro le quali confinare eventuali dibattiti in merito.
Date tali basi, sin dalla prima visione di Capitan America (ma soprattutto dopo la visione di Civil War) è sempre stato evidente per me che Steve Rogers appartenesse inequivocabilmente alla Casa di Tassorosso. Lo Smistamento di Capitan America mi suonava come un’ovvietà tale da dedurre che l’intero fandom fosse tacitamente d’accordo. Tuttavia, proprio nell’ufficializzare questa mia certezza all’interno di un articolo, ho scoperto come non soltanto lo Smistamento di Steve in Tassorosso non fosse opinione unanime, bensì che il vero parere collettivo volesse Steve in Grifondoro.
Seppure sia stato divertente e stimolante difendere la mia scelta attraverso aneddoti tratti dai film della Saga dell’Infinito, non ho potuto ignorare il tempismo di The Falcon and the Winter Soldier nel servire su un piatto d’argento la migliore argomentazione a mio favore: John Walker.
Sarebbe profondamente sciocco da parte mia pretendere di convertire il fandom intero alla mia idea, tuttavia il parallelismo tra Steve e John si fa strada proprio attraverso tutte le più cruciali similitudini e differenze tra le Case di Grifondoro e Tassorosso e vale la pena analizzarle.
*
Coraggio e Giustizia
L’argomentazione principale a giustificazione dell'”errato” Smistamento di Steve in Tassorosso risiede nel coraggio, il primario tratto distintivo dei Grifondoro.
È infatti innegabile che Steve abbia coraggio da vendere: fosse stato un fifone, sarebbe stato ben lieto di starsene seduto al sicuro nella sua casa di Brooklyn mentre oltreoceano si combatteva il conflitto più definente del nostro mondo. Come sappiamo, però, Steve fatica ad accettare la sua inidoneità fisica alla carriera militare proprio perché desidera buttarsi nella mischia, fare la sua parte per la sua nazione e per il mondo intero, dare il suo contributo al tangibile cambiamento che la guerra porterà. Anche in epoca moderna, dopo essersi risvegliato dall’ibernazione, Steve non si tira mai indietro in battaglia, spinto da quella stessa motivazione che incendiava il suo animo già in gioventù.
Tutto ciò costituisce una porzione senz’altro evidente ed obiettiva della sua personalità, che lo accomuna al suo successore: anche John è un soldato dell’esercito americano, indomito ed impavido, la cui vocazione e il cui talento coincidono con la carriera militare in cui eccelle così tanto. Come ho dovuto sottolineare più di una volta nel dibattito a difesa della mia scelta di porre Steve in Tassorosso però, questi personaggi sono supereroi, si inseriscono in un contesto che li costringe in un certo senso ad essere sempre pronti all’azione. Se così non fosse, ogni film dell’MCU diventerebbe una replica di meme di questo tipo:
È quindi necessario scavare più a fondo nella psicologia dei personaggi, non fermarsi alle azioni per come appaiono bensì cercare di individuarne i motivi alla base, magari anche intrecciandoli con le azioni di altri personaggi. E soprattutto non arenarsi solo sui grandi gesti, ma anche sui momenti più ordinari, sulla quotidianità, sull’atteggiamento e sull’indole dei personaggi. Ed è proprio su questo principio che si spacca il parallelismo tra Steve e John.
*
Integrità vs Ego
Quando Steve viene scelto per il Progetto Rinascita, la qualità che lo qualifica è la sua bontà, il suo cuore. Un cuore gentile, onesto, alimentato da un innato senso di giustizia. “Non un soldato perfetto, ma un uomo giusto.” Nel sostituirlo, il Governo Americano sceglie invece un vero capitano dell’esercito, non per questo necessariamente crudele ma che ha certamente incorporato i criteri decisionali militari nelle scelte di tutti i giorni.
Steve non si perde nella sua identità di Capitan America, non perde mai il contatto con il ragazzino di Brooklyn per cui tutte le porte sembravano destinate a rimanere chiuse; per lui Capitan America è un’occasione per fare la differenza, ma lasciare cadere lo scudo non cambierebbe il suo spirito, i suoi obiettivi, i suoi principi.
John non si conosce se spogliato della propria divisa, troppo testardo e desideroso di avanzare per decidere di cederla, di fare un passo indietro dopo essere andato così avanti; è consapevole dell’onere intrinseco nel ruolo di Capitan America, tuttavia né il lato politico dell’incarico, né la pressione della reputazione con cui deve confrontarsi rappresentano un motivo sufficiente a fargli rinunciare a quella nuova fama.
John sembra quasi pretendere rispetto e fiducia per il solo fatto di indossare la divisa a stelle e strisce, come se lo scudo conferisse al suo portatore la stima incondizionata delle persone che difende. Le sue esperienze gli hanno insegnato che le medaglie che puoi sfoggiare e i successi che sei riuscito ad ottenere bastano a renderti un indiscutibile eroe e certamente John ha collezionato una rispettabile quantità di meriti; fallisce però nel realizzare che Capitan America fosse un barlume di speranza per il mondo grazie alla sua incorruttibile etica, la sua instancabile fiducia, la sua correttezza ed affidabilità anche nella sconfitta. Steve è l’uomo che dopo aver fallito nell’impedire l’eliminazione della metà della popolazione mondiale, presiede delle sedute di terapia di supporto per i sopravvissuti; John è il soldato che scalpita a dover attendere dieci minuti per permettere a qualcun altro di provare a risolvere una missione complicata senza ricorrere alla lotta fisica, cedendo poi all’impazienza e causando danni alla sua stessa, immacolata reputazione.
*
Lealtà vs Testardaggine
John è un uomo del governo, che compare dove i suoi superiori ritengono opportuno inviarlo, sempre pronto a combattere la battaglia a portata di mano e generalmente infallibile nel portare a casa il risultato; Steve rifiuta quel tipo di controllo proprio per schivare l’agenda delle politiche mondiali e potersi battere solo quando necessario, solo quando lui personalmente crede in una determinata causa.
Entrambi seguono quindi uno specifico criterio quando si tratta di rispondere ad una chiamata alle armi: la forza per John e la morale per Steve. Ne sono chiari esempi le loro reazioni quando i rispettivi migliori amici si trovano in pericolo.
In Civil War, Bucky viene falsamente accusato di aver provocato un’esplosione rivelatasi poi letale per il re di Wakanda. Le prove sono schiaccianti e non c’è motivo di credere che qualcun altro sia colpevole. Tuttavia Steve ripone una tale fiducia nel suo amico d’infanzia da sfidare più di un governo e i suoi stessi compagni nell’intenzione di difenderlo. Il passato sanguinario da Super Soldato di Bucky non intacca minimamente la lealtà di Steve e nonostante si possa leggere della testardaggine in questa sua scelta, è oggettivo che Steve non agisca per gusto di provocazione, bensì esclusivamente per amicizia e protezione. Ovviamente non significa che un Grifondoro non tenga tali sentimenti in considerazione, tuttavia questi rimangono ineccepibili tratti Tassorosso.
Similarmente, in The Falcon and the Winter Soldier, Lemar perde la vita in uno scontro con gli Spezzabandiera (scontro provocato proprio dall’impulsività di John). In quel momento, il dolore misto alla rabbia acceca completamente le capacità decisionali di John, portandolo ad aggredire ed uccidere brutalmente un avversario casuale, che pure aveva tentato di far capire a John di non essere responsabile della morte di Lemar.
Parallelamente alla dinamica tra Bucky e Steve, John è senz’altro legato al suo migliore amico da una lealtà tale da convincerlo persino a rendersi giustiziere, tuttavia è impossibile immaginare uno Steve così incontrollabilmente preda dell’istinto. Nella reazione di John prevalgono ostinazione e passionalità (oltre alla frustrazione di un inconsueto fallimento) che – nonostante fortunatamente non sfocino sempre in incontestabile violenza – distinguono un Grifondoro e risultano interamente assenti dalla personalità di un Tassorosso.
*
Nobiltà d’animo e onestà
Ad onor del vero, Grifondoro e Tassorosso sono accomunate dalla loro propensione a fare del bene, a non cedere mai al lato oscuro. Proprio per questo motivo ho tentennato non poco prima di assegnare una Casa a John Walker, poiché i suoi sprazzi di luce ci vengono mostrati soltanto agli estremi della serie. Un po’ come Silente si risveglia dai suoi sogni di gloria dopo lo scontro con Grindelwald che conduce alla morte di Ariana, le conseguenze della morte di Lemar e probabilmente la consapevolezza che il suo amico non lo avrebbe voluto criminale, fanno ritrovare la retta via a John.
La smania di potere, l’apprensione di non riuscire più ad insabbiare i propri difetti, le abitudini impetuose della guerra che avevano annebbiato la cognizione di John (e che appartengono comunque alla Casa di Grifondoro), lasciano spazio al vero impulso alla base del suo successo militare: “I liked that what I was doing would make people feel safe.“
Tutto questo fervore e questa caparbietà – positiva o negativa che sia – occupano grande spazio in una personalità Grifondoro, troppo grande per poterlo minimizzare. Non è un lato secondario dei membri di questa Casa e sebbene possa risultare più affievolito in alcuni individui (Neville, per fare un nome), non è possibile Smistare un personaggio in Grifondoro quando pacatezza, pazienza e riflessione ricoprono un ruolo ancora più ampio nel compimento delle loro scelte e nei loro comportamenti, non importa se la quantità di coraggio sia pari.
E questo è il caso di Steve Rogers, che non tollera le parolacce quasi quanto non tolleri le bugie; che non ha mai imparato ad approcciarsi alle donne, ma dopo settant’anni nel ghiaccio rimpiange ancora di non essersi presentato ad un appuntamento; a cui i nemici riconoscono che non sia il suo stile gettare avversari dal tetto e che non ruba le auto, le prende solo in prestito perciò “giù i piedi dal cruscotto“; che ha combattuto una Guerra Mondiale nel nome della libertà, ma ciò non significa che ritenga le armi il giusto mezzo per ottenerla.
Steve Rogers è uno dei pochissimi individui in cui Nick Fury ripone la sua centellinata fiducia, l’unico degno di brandire Mjolnir a parte Thor, l’unico Super Soldato che il Siero non sia riuscito a corrompere.
La deduzione di Lemar si rivela corretta: “Il potere accentua i pregi o i difetti di una persona.” Il potere porta infatti a galla l’ego e la precipitosità di John, mentre non fa che accentuare la dedizione ed il mansueto altruismo di Steve.
Tuttavia si rivela ancora più vera la dichiarazione di Sam: “Steve rappresentava il bello che era in noi: coraggioso,” – certamente – “…virtuoso, ottimista.“
Indiscutibilmente Tassorosso.
***
Fan dell’Universo Marvel?
Scopri tutti gli Smistamenti del MCU