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Black Panther è un film del 2018 diretto da Ryan Coogler e scritto dallo stesso regista in collaborazione con Joe Robert Cole. Basato sull’omonimo personaggio della Marvel Comics, fa parte del Marvel Cinematic Universe ed è il primo film di supereroi ad aver ricevuto la candidatura all’Oscar come Miglior Film.
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T’Challa (Black Panther): Tassorosso
T’challa appartiene ad un ramo della sua famiglia bistrattato da lungo tempo dal resto del suo albero genealogico. La sua discendenza è infatti da sempre spaccata in sostenitori della purezza di sangue e non. Arrivato ad Hogwarts, T’challa ritrova suo cugino Erik – che non ha mai potuto conoscere – nel suo stesso anno e nonostante il Cappello li separi in Case differenti, T’challa deciderà di sfruttare questo fortunato caso per sanare una frattura famigliare che non ha mai supportato.
Perché Tassorosso? Ancora prima di diventare re di Wakanda, T’challa è un ragazzo placido seppure tenace, strettamente legato alla sua famiglia e al suo popolo. Indossata la corona, T’challa punta inizialmente ad onorare il percorso su cui i suoi antenati avevano posto il Wakanda, salvo poi scoprirne le ingiustizie e decidere di rettificarle. Dopo una lunga e tormentata riflessione in cui T’challa si trova diviso tra la protezione del suo amato regno e il porre fine all’egoista isolamento di cui i Wakandiani sembrano andare tanto fieri, T’challa è il primo re ad optare per la condivisione delle risorse della nazione, fino a quel momento gelosamente celate al resto del pianeta. Unica clausola della sua nuova politica: esportare la conoscenza Wakandiana per migliorare il mondo, risanare quartieri poveri, agevolare le scoperte scientifiche, migliorare la medicina, assicurandosi sempre di non instillare timore in altri popoli che potrebbero sentirsi minacciati dall’obiettiva superiorità del Wakanda.
T’challa dimostra una completa assenza d’impulsività e una costante capacità altruisticamente riflessiva anche negli attimi più accesi ed intensi: nello scontro contro M’baku per la corona, nonostante quest’ultimo venga platealmente sconfitto, T’challa lo costringe ad arrendersi per non essere obbligato ad ucciderlo; è vero che il rito non prevede altri esiti se non la resa o la morte, ma T’challa non permette all’orgoglio di M’baku di privare la sua tribù del proprio leader. Allo stesso modo sceglie di portare Everett in Wakanda per guarirlo nonostante ciò infranga la tradizione di segretezza della nazione, proprio perché non potrebbe mai lasciarlo morire sapendo benissimo che la tecnologia Wakandiana potrebbe salvarlo con estrema facilità. Si aspetta – seppure non la pretenda – un’assoluta onestà che si impegna sempre a ricambiare, in perfetto equilibrio tra un fondamentale dovere di giustizia e un amore intrinseco per la vita in ogni sua sfaccettatura.
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N’Jadaka/Erik Stevens (Killmonger): Serpeverde
Erik tenta fino all’ultimo di convincere la sua famiglia a lasciargli frequentare una Scuola di Magia diversa da Hogwarts. Sa infatti di essere destinato a frequentare la scuola con suo cugino T’challa, ma assecondando i rancori di suo padre non desidera entrare in contatto con quel ramo della propria famiglia. Erik è un ragazzo brillante, che si distingue subito grazie ai suoi risultati accademici; lega particolarmente col suo compagno di dormitorio W’kabi, anche se ogni membro della loro Casa impara a vederlo come un punto di riferimento. Riconosce che in fondo T’challa non sia malvagio quanto la sua famiglia gli abbia lasciato credere, ma il profondo legame con suo padre gli impedisce di instaurare una vera amicizia col cugino.
Perché Serpeverde? Il movente di Erik è comprensibile e il suo obiettivo altrettanto rispettabile: il re di Wakanda – nonché suo zio – ha ucciso suo padre e abbandonato lui ad un’infanzia di stenti e solitudine in un ghetto californiano; questi trascorsi rendono Erik un Wakandiano che saprebbe perfettamente dove e come le risorse del suo paese d’origine tornerebbero più utili nel mondo. Si proclama vendicatore di ogni singolo individuo di origini africane al di fuori del Wakanda perché ha provato in prima persona quanto il razzismo complichi la vita ma al tempo stesso sa bene che in un angolo segreto del continente africano la sua gente possieda già tutti gli strumenti per porre fine all’oppressione dei bianchi e dei corrotti nei loro confronti. Se si estrapola questa visione dal contesto, la missione di Erik – estendere quegli stessi strumenti agli oppressi – è quasi ammirevole. Peccato che il vortice d’ingiustizia che lo travolge sin da bambino anneghi interamente la benevolenza dei suoi piani, spingendo in superficie un’ambizione senza scrupoli, tinta di crimini e glacialità. Erik progetta il suo piano sin dalla notte in cui suo padre viene ucciso, mantenendo altissima la sua media scolastica per guadagnarsi l’ammissione all’MIT e successivamente nell’esercito. Ogni passo è compiuto esclusivamente per assimilare nozioni ed abilità che lo aiutino a realizzare il suo piano, nulla è mai improvvisato e non c’è limite a ciò che sia necessario fare per giungere all’obiettivo (per esempio, uccide freddamente la sua ragazza solo per arrivare a Klaue). E quando alla fine ottiene la corona e i poteri di Black Panther fa in modo che nessun altro dopo di lui possa acquisirli, bruciando ogni traccia dell’Erba a Foglia di Cuore. L’oggettivamente nobile missione di cui Erik si fa carico per tutta la sua vita assume toni decisamente violenti e dittatoriali, mentre la disparità sociale e l’abbandono di cui è sempre stato vittima lo attirano verso un’amarezza ed un cinismo così fitti da non lasciare nemmeno che T’challa gli salvi la vita: “Vuoi salvarmi per potermi rinchiudere? No. Seppelliscimi nell’oceano come i miei antenati che si buttavano dalle navi, perché sapevano che la schiavitù era peggio della morte.”
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Shuri: Corvonero
Come T’challa, Shuri si pone al di sopra dell’inutile ed antiquata faida di cui la sua famiglia è protagonista; a differenza di suo fratello però, non si prefissa l’obiettivo di rimediare ad essa. Quando arriva ad Hogwarts, Shuri vuole soltanto esplorare ed imparare e sperimentare. Accademicamente eccelle in ogni materia, ma il suo interesse si spinge oltre le lezioni… Ad Hogwarts entra in contatto con creature magiche, fantasmi, soggetti di quadri più numerosi e svariati di quanti se ne possano collezionare in una vita intera e ovviamente anche compagni di classe di origini Babbane che – inspiegabilmente – metà della sua famiglia discrimina. Il Castello è una fonte inesauribile di nuove nozioni, anche una semplice passeggiata tra un’aula e l’altra può essere colma di scoperte e Shuri non è disposta a sprecare nemmeno una goccia di tutta quella novità che la circonda.
Perché Corvonero? Shuri è la sorella minore di T’challa, il che fa di lei la principessa di Wakanda. Sin da giovanissima però Shuri rifiuta le restrizioni a cui il suo status la vorrebbe sottomettere: detesta i corsetti, non mette mai freni alle sue parole ed è davvero a suo agio soltanto nel suo amato laboratorio. È infatti leader del Wakandan Design Group, la divisione scientifica del Wakanda che si occupa di ideare e produrre le svariate tecnologie alimentate a vibranio di cui la nazione è così fiera e gelosa. Shuri non disdegna l’azione, ma il suo vero elemento è lo studio, la ricerca, l’invenzione di qualcosa che non potrebbe esistere in nessun altro posto al mondo. Il suo spirito di osservazione e la sua curiosità sono inarrestabili: quando inventa una nuova arma o un nuovo strumento si concede un momento per ammirare il suo operato, per poi procedere immediatamente ad analizzare come perfezionarlo. Come dichiara a T’challa, “Solo perché qualcosa funziona, non significa che non può essere migliorata.”
Shuri è una ragazza vivace e sarcastica, il tipo che filma suo fratello “per motivi di ricerca” quando a sua insaputa sta per essere sconfitto da una nuova ed avanzatissima creazione. Maestra del multitasking, la vediamo combattere contro molteplici eserciti mentre dà direttive da remoto ad un Everett impegnato ad abbattere delle astronavi al confine della nazione. Sebbene sia cresciuta in un Wakanda ancora chiuso al resto del mondo, ammira la cultura americana al punto da trarne ispirazione sia nel suo abbigliamento che nelle sue stesse invenzioni ed è semplicemente esaltata quando T’challa le affida la direzione scientifica del nuovo Centro d’Assistenza Internazionale Wakandiano ad Oakland, California.
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Okoye: Corvonero
Okoye è una studentessa dall’aria severa e per niente amichevole. Per questo non ha molti amici ad Hogwarts, fatta eccezione per T’challa, Shuri e Nakia. Tuttavia la cosa non la scuote: per lei, meno tempo da dedicare ai compagni si traduce in più tempo per dedicarsi allo studio. L’unico vero passatempo che si concede è il Quidditch, con grande rammarico di ogni squadra avversaria (e dell’insegnante che arbitra il torneo) poiché Okoye è solita interrompere le partite più spesso di quanto sia normale, determinata a far punire ogni minima infrazione commessa in campo. Diventa Prefetto e successivamente Caposcuola, marcando – per i suoi compagni ben più rilassati – i tre anni più estenuanti e meno divertenti al Castello.
Perché Corvonero? La personalità di Okoye presenta numerosi elementi Grifondoro: imbattibile Generale della guardia Wakandiana, T’challa la trascina con sé ovunque si preveda uno scontro fisico. È una donna rigida e tenace, abilissima nel non lasciar intravedere la sua emotività se non in esclusiva presenza delle poche persone che stima davvero. Tutto questo viene però in secondo piano rispetto alla lealtà che riserva alla Corona, una lealtà legata al dovere del suo mandato, all’istituzione stessa più che alle persone che la rappresentano. Quando Erik sconfigge T’challa guadagnandosi il trono di Wakanda e Nakia si preoccupa immediatamente di mettere in salvo Ramonda e Shuri, Okoye si rifiuta di andare con loro poiché “sono fedele a quel trono, chiunque ci sia seduto sopra”; in maniera molto simile, sarebbe disposta ad uccidere l’uomo di cui è innamorata, proprio per proteggere il Wakanda.
Certo, la lealtà è un tratto Tassorosso e c’è della testardaggine Grifondoro in queste scelte, tuttavia dalla logica di Okoye traspare un evidente attaccamento alle regole, senza margine d’interpretazione. Per esempio, nonostante scelga di servire Erik, non appena scopre che T’challa non è davvero morto nel combattimento da cui sarebbe dovuto emergere il nuovo re, lei tenta di astenersi dai suoi doveri poiché lo scontro non si è davvero concluso e perciò il suo esercito non ha un re da seguire legittimamente. Okoye non può fare a meno di seguire le regole, non importa quanto improvvisamente le situazioni cambino.
A questo si aggiunge la sua mancanza d’impulsività. Infatti per quanto abile sia in battaglia, è molto più probabile che Okoye attenda l’attimo più opportuno per agire, prendendosi tutto il tempo per leggere il momento, individuando l’azione più efficiente da compiere ed entrando in gioco solo quando diventa inevitabile farlo.
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Nakia: Grifondoro
L’obiettivo di Nakia è quello di fare in modo che tutti abbiano un confidente, una guida, qualcuno con cui parlare o qualcuno che li aiuti con i compiti, in particolare nelle prime settimane al Castello quando si è ancora troppo nuovi e spaesati per farsi dei veri amici. La solitudine non è un problema suo, dato che il suo migliore amico frequenta Hogwarts insieme a lei, ma detesta l’idea che qualcuno non riesca ad apprezzare la vita al Castello come dovrebbe. Supporta T’challa nel suo tentativo di legare con Erik, tuttavia Nakia è meno accondiscendente dell’amico e non si preoccupa di nascondere il disprezzo per il compagno Serpeverde.
Perché Grifondoro? Una frase di T’challa racchiude perfettamente il motivo dello Smistamento di Nakia in Grifondoro: “Se non fossi così testarda saresti un’ottima regina.” Nakia è infatti una ragazza ostinatamente altruista, con una visione molto simile a quella di Erik, sebbene ovviamente indirizzata verso la pace ed il benessere dei popoli anziché verso la guerra e la vendetta tra essi. Sceglie di vivere nel mondo esterno, sacrificando il suo evidente amore per il Wakanda, per adempiere alla sua vocazione: fare tutto il possibile per migliorare le condizioni di vita di altre popolazioni africane che non possono godere della ricchezza Wakandiana. Come Erik, vorrebbe che la Corona aprisse la nazione al mondo intero e mettesse le proprie strabilianti risorse a disposizione di popolazioni meno fortunate, tuttavia questo desiderio inappagato non scatena mai in lei la fame di potere che avvelena Erik.
In risposta a quella frase iniziale di T’challa, Nakia risponde “Sarei un’ottima regina proprio perché sono così testarda, se lo volessi.” Lei sa benissimo chi sia e cosa voglia, come sa di poter raggiungere qualsiasi obiettivo su cui decida di concentrarsi. Capace di pensare su due piedi, dopo la morte di T’challa sa accantonare il dolore per il tempo necessario a portare in salvo Ramonda e Shuri, per poi dare sfogo alla sua sofferenza lontana da loro. Non condivide la scelta di Okoye di rimanere leale al trono nonostante sia occupato da un vendicativo ed egoista criminale, poiché per Nakia la giustizia ha un confine ben delineato e chi lo oltrepassa non può godere della sua comprensione.
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Everett Kenneth Ross: Corvonero
Nonostante le origini Babbane, Everett non è affatto spaventato all’idea di frequentare una Scuola di Magia di cui non sa assolutamente nulla. L’unica cosa che lo disturba è dover abbandonare la perfetta media scolastica per cui aveva tanto lavorato nella scuola Babbana che frequentava fino ai suoi 11 anni. Stringe subito amicizia con T’challa e (qualche anno dopo) sua sorella Shuri, a cui i genitori avevano parlato di usanze ed abitudini Babbane sconosciute al Mondo Magico. Grazie al loro aiuto e alla sua trasversale intelligenza, Everett trova il modo di legare le nuove nozioni magiche alla realtà che gli è più famigliare, tornando presto a ricoprire il ruolo di primo della classe anche ad Hogwarts.
Perché Corvonero? Everett capita in Wakanda per puro caso: ferito in maniera quasi fatale, T’challa decide di portarlo con sé per poterlo guarire come nessun medico al di fuori del Wakanda avrebbe potuto fare. Al suo risveglio Everett rimane semplicemente affascinato dalla ricchezza tecnologica in cui si ritrova immerso. In questa reazione si legge un’appassionata curiosità che cancella ogni traccia di timore per il diverso o di presunzione di superiorità. È infatti proprio Everett a sconsigliare a T’challa di aprire il Wakanda al resto del mondo, convinto che altre nazioni al momento più potenti – allarmate da un’avanguardia che non comprendono – possano temere di venire soppiantate. Dal canto suo invece, Everett impara a maneggiare quelle stesse tecnologie, apprezzandone l’unicità senza mai desiderare di farle proprie e anche quando tornerà in America non svelerà a nessuno ciò che ha potuto vedere e provare in Wakanda, almeno finché lo stesso T’challa non deciderà di aprire la nazione al mondo esterno. Al di là della sua breve avventura in Wakanda, Everett è un ex pilota dell’Air Force e un agente della CIA. Il suo percorso professionale fa quindi presupporre una personalità meticolosamente analitica e riflessiva. Non agisce mai per partito preso, per simpatie, bensì segue sempre ciò che i fatti e la propria etica gli suggeriscono: durante l’interrogatorio a Klaue – sebbene sia palese la pericolosità del criminale che ha di fronte a sè – non respinge immediatamente le sue dichiarazioni riguardo alla segreta ricchezza del Wakanda; il fatto che certe affermazioni provengano da un delinquente non gli consente di escluderne la veridicità e decide quindi di confrontare T’challa al riguardo, proprio per comprendere obiettivamente quale sia la realtà dei fatti.
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M’Baku: Grifondoro
M’baku viene trasferito dalla scuola di magia africana di Uagadou. Lì la magia è praticata esclusivamente tramite semplici movimenti delle mani, il che obbliga M’baku a superare parecchi snervanti mesi, mentre tenta di padroneggiare anche gli incantesimi più semplici con la sua nuova, sconosciuta bacchetta magica. La sua compagna di Casa – Nakia – tenta testardamente di aiutarlo, ma lui – burbero e altrettanto ostinato – respinge ripetutamente il sostegno della ragazza. Infallibile Portiere della squadra di Quidditch grazie al suo fisico massiccio, col tempo M’baku rivela anche un piacevole lato spiritoso e collaborativo.
Perché Grifondoro? M’baku è il possente leader della solitaria tribù dei Jabari, nonché l’unico a sfidare T’challa per il trono nella cerimonia originale. Scorbutico con gli estranei, ma in realtà capace di una beffarda ironia quasi adolescenziale, disapprova il modo in cui la famiglia reale dice di proteggere le ricchezze della nazione. Non condivide che i progressi tecnologici del Wakanda siano “supervisionati da una bambina che ridicolizza la tradizione” ed è certo di poter sconfiggere T’challa per ascendere alla guida del regno. Nonostante sia convinto di essere un re migliore, M’baku non gioca mai sporco per raggiungere i suoi obiettivi: dopo la vittoria di Erik, la famiglia reale insieme a Nakia ed Everett chiede il suo aiuto per riportare sul trono un sovrano che abbia davvero a cuore il bene del Wakanda; per fare ciò, Nakia offre a M’baku l’Erba a Foglia di Cuore che gli conferirebbe i poteri di Black Panther. Tutto ciò che M’baku ha sempre voluto è quindi improvvisamente a portata di mano, nella sua stessa casa, tuttavia lui sa che T’challa è ancora vivo e anziché celare quest’informazione alla sua famiglia per poter acquisire il tanto desiderato potere della nazione, rifiuta l’offerta di Nakia e permette a Ramonda e Shuri di risvegliare il legittimo erede al trono. M’baku mostra anche una certa testardaggine nel rifiutarsi di aiutare T’challa a sconfiggere Erik; ammette infatti un certo rancore nei confronti della famiglia reale che per secoli non si è mai spinta sulle montagne abitate dai Jabari, quasi dimenticandosene l’esistenza. Anche in quel caso però il sincero interesse per il benessere del Wakanda ha la meglio sulla sua ostinazione, portandolo a decidere di unirsi alla battaglia che restituirà la corona al legittimo proprietario.
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